22 dicembre 2007

The Tragical History of Doctor Faustus

Il dramma narra la storia di Faust, uno studioso così avido di sapere da non accontentarsi del sapere accademico, della medicina e della teologia, avventurandosi nel campo della magia nera (che il personaggio chiama "metafisica dei maghi"). E siccome la ricerca autonoma e libera della verità (la filosofia o la scienza) era stata da sempre in contraddizione con la teologia dogmatica, che invece reclama obbedienza (si pensi ad Adamo, ad Icaro o a Prometeo), Faust assume le sembianze di un negromante, perché poco più che stregoni venivano visti gli scienziati ed i filosofi della natura nell'epoca dei conflitti religiosi in Europa. Dopo aver compiuto un'invocazione nel suo studio, gli appare il diavolo Mefistofele con il quale stipula un patto: Faust avrà la conoscenza ed i servizi del servo di Lucifero per 24 anni, dopo i quali il diavolo avrà la sua anima. A questo punto, Faust prova un momento di liberazione che assomiglia ad un desiderio sconfinato d'onnipotenza. Tuttavia, sebbene egli faccia grandi progetti per il proprio immediato futuro, e sebbene sogni di utilizzare le abilità acquisite per ottenere potere e gloria, riesce solo a compiere piccoli atti di bassa levatura. Dapprima fa apparire a sé i sette vizi capitali, poi si prende gioco della corte di Roma, liberando Bruno, principe di Sassonia, prigioniero del Papa. Successivamente, utilizza trucchi da prestigiatore per stupire un principe tedesco, beffare un mercante di cavalli e poco altro.

Frontespizio dell'opera in un'edizione del 1620
Durante tutta l'opera, Faust viene continuamente consigliato da due angeli, uno buono e uno malvagio, simboleggianti i due lati della natura umana (ciò ricorda molto l'opera Paradiso Perduto di John Milton). E sebbene l'angelo buono riesca più volte ad insinuare in Faust il dubbio sulla sua scelta, le minacce di Mefistofele e le apparizioni di Lucifero lo fanno presto desistere dal proposito di rompere il patto.
Prima di morire fa apparire a sé la mitica Elena di Troia, con la quale si stringe in un appassionato abbraccio in uno dei momenti più appassionati e poetici del dramma. L'abbraccio è sacrilego (Elena viene evocata dal diavolo ed è lei stessa un demonio, per cui l'amplesso conferisce a Faust natura demoniaca) e mistico insieme. Elena, infatti, rappresenta la Sapienza (da sempre raffigurata, come lo è qui, come "l'orgoglio delle opere della Natura") con cui il filosofo si congiunge tradizionalmente in un abbraccio erotico.
Nell'ultima ora della sua vita, Faust dà vita ad un famosissimo soliloquio, nel quale l'opera raggiunge un altissimo livello di poesia.